TTie Down Engineering | Dagli ancoraggi all’automazione: un’azienda familiare forgiata nell’acciaio

Radici nell’ancoraggio delle case mobili
La storia di Tie Down Engineering inizia nel 1967 con Chuck MacKarvich, un imprenditore creativo, che vedeva opportunità dove altri vedevano rischi. Nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, negli Stati Uniti esplose il mercato delle abitazioni a prezzi accessibili. Le case mobili, veloci da produrre e facili da trasportare, erano al centro di questa tendenza. Ma presentavano un pericolo: in caso di maltempo, queste abitazioni potevano ribaltarsi. In risposta, il governo federale impose che ogni casa mobile fosse ancorata al terreno.
Chuck, lavorando dal garage della sua casa di Miami, progettò un ancoraggio con una lama elicoidale che poteva essere avvitata nel terreno e fissata alle travi sotto il telaio della casa mobile. Cominciò a produrrne a mano piccoli lotti.
La domanda crebbe rapidamente, ma la produzione era lenta: non riusciva a realizzare più di 50 pezzi a settimana. La svolta arrivò quando un installatore gli suggerì di visitare un’officina locale. Entrando in una struttura in cui pezzi di metallo cadevano ritmicamente nei contenitori, Chuck capì subito che l’automazione era il futuro. Investì in attrezzature e ampliò la produzione. Il successo del suo progetto gli valse una reputazione in tutta la Florida: Chuck MacKarvich, “l’uomo degli ancoraggi”.
Quella reputazione attirò presto l’attenzione di un altro settore: la nautica. Proprietari di porti turistici e produttori di barche lo contattarono, chiedendogli ancore. Chuck esitò, ma la sfida era in linea con la sua mentalità. Si espanse nella nautica, poi nei componenti per rimorchi. Questo approccio opportunistico divenne la filosofia di crescita di Tie Down: sviluppare prima le competenze, poi esplorare dove queste possano portare.
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Un’eredità familiare di innovazione
Oggi Tie Down Engineering è un’azienda manifatturiera multi-divisionale con sede ad Atlanta, in Georgia, composta da 11 stabilimenti per un totale di 77.000 m². L’azienda produce oltre 7.000 prodotti per settori che vanno dall’ancoraggio, ai sistemi di sicurezza per tetti, fino alle attrezzature agricole. Tie Down detiene oltre 100 brevetti, di cui circa 70 attivi.
Sloan MacKarvich, figlio di Chuck, è cresciuto all’interno dell’azienda. Oggi Chief Business Development Officer, ricorda le estati trascorse a lavorare con i primi sistemi di taglio laser CO₂. “Ho sempre voluto stare in officina, in produzione”, racconta. “Avevamo un sistema CO₂ da 1.500 watt e imparavo a regolare specchi e ottiche prima ancora di saper guidare.” Questa esperienza pratica ha plasmato la sua visione della manifattura come un’arte adattiva, in cui ogni nuova tecnologia è uno strumento per sbloccare la crescita.

Nel 1981 l’azienda trasferì le operazioni da Miami ad Atlanta, sviluppando gradualmente competenze interne nella progettazione di attrezzature, stampaggio e automazione. Alla fine degli anni 2000, Tie Down installò uno dei primi laser a fibra da 5 kW di Atlanta, adottando questa tecnologia molto prima che diventasse standard.
“Abbiamo sempre creduto nell’acquisire competenze prima che ci ‘servano’,” spiega Sloan. “Mio padre comprava macchinari senza un progetto definito, sicuro che avremmo trovato l’applicazione. Questa mentalità ci ha tenuto davanti a tutti.”
Potenza, precisione e vantaggio competitivo

Tie Down ha valutato diversi produttori, visitando gli stabilimenti per analizzare tecnologia e cultura aziendale. Eagle Lasers si è distinta. “Ho visto per la prima volta una macchina Eagle al FABTECH,” ricorda Sloan. “Il cambio tavola era incredibilmente veloce. Con motori lineari su ogni asse e un’elevata potenza ottica gestita in modo affidabile, un vero salto generazionale.”
L’azienda ha investito in un laser a fibra Eagle iNspire da 20 kW con sistema di automazione CraneMasterStore ed eTower 110. La macchina lavora su tre turni, quasi 24 ore su 24, tagliando principalmente lamiera da 12,7 mm, ma con una produttività eccezionale anche sui materiali sottili.
“L’installazione è stata semplice,” afferma Sloan. “Siamo diventati completamente autonomi in sei settimane, e il supporto di Eagle è stato eccellente.”
Le attuali operazioni di taglio di Tie Down sono la dimostrazione di questa filosofia. L’azienda lavora un’ampia gamma di materiali: l’acciaio dolce rappresenta l’85% del volume totale, con spessori che variano da 1,5 mm fino a 25 mm. Alluminio e acciaio inox sono segmenti più piccoli ma essenziali per prodotti di sicurezza e componenti su misura. Per lastre più spesse di 25 mm, Tie Down utilizza taglio plasma o ossitaglio.
La movimentazione dei materiali e la produttività sono fondamentali per un’azienda che lavora 24 ore su 24. Il percorso verso l’automazione è iniziato quasi vent’anni fa con torri di carico per laser CO₂ ed è arrivato a sistemi di movimentazione di grande scala. Ma con l’aumento delle esigenze produttive, anche questa infrastruttura ha cominciato a mostrare limiti.
“C’era un collo di bottiglia sul taglio di lamiera da mezzo pollice,” racconta Sloan. “Ci servivano più potenza e velocità. È allora che abbiamo iniziato a guardare oltre i nostri fornitori abituali.”

Cambiare le regole del gioco

Il laser a fibra Eagle ha di fatto sostituito due macchine, raddoppiando velocità e produttività. Questo cambiamento ha richiesto a Tie Down di ripensare i processi a valle, dallo scarico alla manutenzione, ma l’impatto è stato trasformativo.
Uno dei successi più notevoli è stata la riprogettazione di un componente di sicurezza importato. In precedenza veniva prodotto all’estero; ora è stato riprogettato. “Riuscivamo a essere competitivi con i costi d’importazione anche prima dei dazi,” spiega Sloan. “Ora quel prodotto domina il suo segmento di mercato. Il laser Eagle ci ha dato la capacità e la precisione per portare quel lavoro in casa.”
La produttività del sistema ha inoltre aperto opportunità per competere direttamente con lo stampaggio, un cambiamento notevole in un settore storicamente dominato dalla produzione basata su attrezzaggi. “Con le velocità e le precisioni dei laser di oggi, e con i costi delle attrezzature in aumento, spesso è più veloce ed economico tagliare al laser pezzi che in passato sarebbero stati stampati,” osserva Sloan.
Tie Down ora punta a fornire strumenti migliori ai suoi 315 operatori, invece di aumentare semplicemente il personale. “Negli Stati Uniti le opportunità manifatturiere non mancano,” afferma Sloan. “Tecnologie come questa ci danno flessibilità e fiducia per entrare rapidamente in nuovi mercati.”
Per Sloan, Eagle rappresenta più di un semplice acquisto. “La consiglierei? Al cento per cento,” afferma. “È come lavorare con un’azienda familiare più che con una corporation. La macchina è stata consegnata puntualmente, le prestazioni superano le aspettative e il loro servizio è all’altezza della qualità del prodotto. È uno strumento che ha elevato radicalmente ciò che possiamo fare.”